Le voci contrarie al contromano in bicicletta - già attuato da tempo in tanti stati europei e in alcuni comuni italiani (vedi Reggio Emilia, Ferrara, Bolzano...) - sono veramente ridicole e sono lo specchio di una cultura autocentrica becera e senza logica.
Il presidente dell'ACI - ma non solo lui - è una fotografia di questa cultura, la classica espressione del "Sì vabbè.., si fa in tanti posti... ma qui siamo in Italia...", come se in Italia fossimo in un mondo a parte, in una palude dove bisogna rassegnarsi alla regola del "non-fare", alla cultura dell'immobilismo tipico di certi burocrati che si spaventano se qualcuno gli cambia la posizione della biro sulla scrivania.
La cultura della mobilità sta cambiando ma qualcuno non vuole che cambi.
Ma alla fine l'avremo vinta, l'avranno vinta tutte le associazioni, i gruppi, i singoli e tutti quelli che da anni hanno preso a cuore questo argomento e lavorano in silenzio incontrando le amministrazioni e dandosi da fare per ottenere dei cambiamenti. Il codice della strada va rivisto, deve essere legale il contromano in bici su determinate strade, i comuni devono avere meno vincoli per la realizzazione di ciclabili, i piani della mobilità devono essere elaborati considerando prima di tutto i pedoni, poi le bici e solo alla fine le auto, cioè esattamente il contrario di quello che è stato fatto fino ad oggi. Le città devono essere delle persone, non delle auto.
Non so ancora quando tutto questo sarà realizzato, ma sono sicuro che succederà; faccio anche io la mia piccolissima parte e spero che almeno mio figlio potrà godere di città meno disumane.
Per buona pace di chi vuole rimanere tra gli autosauri...