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Campi Bisenzio |
Ho da sempre un'opinione piuttosto personale delle piste ciclabili e non è positiva "a priori". Non penso, ovviamente, che le piste in città siano completamente inutili: alcune sono assolutamente necessarie, penso a quelle lungo i viali di circonvallazione a Firenze o lungo vie di scorrimento più trafficate come può essere viale Redi, sempre a Firenze. Però come ciclista ho sempre preferito la carreggiata alla pista ciclabile; la pista è sempre stata un ripiego lì dove davvero diventa pericoloso pedalare in strada.
Trovo invece molto più costruttivo chiedere a gran voce una regolamentazione più efficace del traffico a motore nelle aree urbane, la realizzazione di aree pedonali o di "aree 30" sempre più vaste e la disincentivazione, al massimo possibile, dell'uso dell'auto privata.
Se il traffico non è caotico, se la velocità dei mezzi a motore è limitata con ogni mezzo e si incentivano i mezzi pubblici, le bici hanno sicuramente la possibilità di circolare in maggiore sicurezza. Un traffico lento e ordinato non costituisce un problema per chi vuole pedalare a lato della strada; lo vediamo nei giorni festivi, quando girare per la città in bici è assolutamente agevole proprio perchè il traffico è minore.
Dove invece servono davvero le piste ciclabili?
La risposta per me è scontata: nelle direttrici che collegano le periferie estreme al centro, o che collegano località vicine che fanno parte di un'area a vocazione metropolitana, come può essere quella che comprende Firenze e i comuni con i quali non c'è soluzione di continuità a livello urbano, cioè: Prato, Sesto Fiorentino, Scandicci, Campi Bisenzio, Signa, Calenzano, Bagno a Ripoli, fino ad arrivare alla direttrice verso Pontassieve.
Nell'area descritta qui sopra in neretto le varie località sono un tutt'uno; sembra di essere in un'unica grande città: da Firenze a San Donnino si passa attraverso aree urbane/industriali; da san Donnino a Campi Bisenzio idem, e così da Campi Bisenzio a Prato per arrivare a Calenzano e Sesto. Chi prova a pedalare nella direttrice naturale tra Prato, Sesto e Firenze, (cioè via Prato) non ha affatto la percezione di essere su una strada extraurbana se non fosse per il traffico intenso nei giorni feriali che tende ad andare anche molto oltre il limite consentito.
In alcuni tratti di quest'area ci sono delle piste, tipo quella che da Campi arriva all'Osmannoro, ma sono spesso tenute malissimo oppure sterrate e adatte più che altro al cicloescursionismo, come quelle lungo gli argini(pista del Bisenzio, pista dei Renai...), che però non sono adatte al pendolarismo, soprattutto nelle stagioni piovose, sia per il fondo, sia perchè isolate e poco percorribili al buio. Il resto sono tutte strade che passano in aree industriali o in periferie urbane dove il traffico, molto intenso nei feriali, "intimidisce" molto chi vorrebbe percorrerle in bici e dove la realizzazione di percorsi ciclabili potrebbe portare molti ad utilizzare la bici anche per un pendolarismo su tratte più lunghe dei canonici 5-10 chilometri, cioè quelli classici dei pendolari nell'area urbana ristretta. Con una pista a disposizione su certe direttrici extraurbane, una persona senza grosso allenamento copre tranquillamente 20 km in un'ora; praticamente il tempo che ci mette un'automobilista ad andare dal centro di Prato a quello di Firenze nelle ore di punta, considerando anche il tempo che si perde per trovare parcheggio e tutti gli intoppi del traffico.
La mia visione è metropolitana: la città per me non è limitata Firenze ma è Firenze più tutta l'area che la circonda con tutti quei comuni che non presentano soluzione di continuità con Firenze per quanto riguarda il tessuto urbano.
Partendo da Prato fino ad arrivare a Bagno a Ripoli comprendendo tutti i comuni della piana, siamo in un'area che ha profonde interconnessioni e che è destinata ad essere un tutt'uno. Ci sono realtà, in Italia, come Milano o Roma, molto più grandi di quelle Fiorentine; se lì la richiesta è quella di creare percorsi protetti che possano collegare periferie estreme che distano chilometri e chilometri dal centro, perchè questa richiesta non può essere auspicabile anche in un'area metropolitana come quella Fiorentina, chiedendo ai comuni dell'area di progettare una regolamentazione del traffico più "globale" e meno concentrata su una visione limitata ai confini comunali? Faccio presente che la distanza in linea d'aria fra il Duomo di Prato e la stazione di Firenze è paragonabile a quella del raggio del GRA(Grande Raccordo Anulare) di Roma; circa 16km la prima, circa 20km la seconda(misure prese su Google Maps).
Concentrarsi solo nella richiesta di piste in ambito strettamente urbano a Firenze(come in altre città simili) significa guardare alle cose senza un "occhio lungo", significa preoccuparsi solo del proprio "giardinetto" e pensare che la mobilità ciclabile debba essere relegata solo entro certi limiti, quelli della "passeggiatina in centro". E' come se a Roma si chiedessero piste solo per andare dal Pantheon a San Giovanni in Laterano....
Invece una grande sfida per la ciclabilità in Italia deve essere proprio quella di spingere i Comuni a coordinare gli sforzi in modo da creare una rete di piste ciclabili e percorsi protetti extraurbani che agevolino gli spostamenti in bici anche a medio/lunga percorrenza senza escludere a priori questa possibilità.
Percorsi illuminati, puliti, che collegano l'intera area metropolitana, affiancati da mezzi pubblici efficienti e ben distribuiti, sono il modo migliore per limitare l'uso dell'auto e incentivare l'utilizzo della bici anche per gli spostamenti a medio-lunga percorrenza.